Siamo
trionfalmente entrati nell’illuminato periodo del protettorato
britannico. Con il consenso di tutti o quasi i governanti dell’alto
consesso europeo. Il sorridente Tony Blair ha organizzato il più
tronfio e inutile concerto che i “poveri”, in Africa e altrove, siano
mai stati costretti a subire e del quale i “ricchi” non finiranno mai
di vergognarsi lungo la memoria della Storia. Allettare gli ingenui a
radunarsi presso i cantanti beniamini del momento con la
giustificazione di aiutare così qualche bambino africano a non morire
di fame, è un’operazione troppo ignobile e truffaldina perché sia il
caso di soffermarsi a spiegarla. Quello che invece è chiaro - e
vogliamo che Blair sappia che ci è chiaro – è che l’unico a
guadagnarci è stato il cattivo gusto musicale inglese, la diffusione a
livello mondiale del consenso verso questo cattivo gusto (e il
relativo mercato) e il trionfale ingresso sul palcoscenico europeo
della presidenza britannica.
Da questa presidenza abbiamo tutto da temere. Blair si è infatti
insediato pronunciando il discorso o più ipocrita o più autoritario
che sia possibile immaginare. Il Capo del governo inglese ha
dichiarato di essere un entusiasta europeista e che darà un forte
impulso alla crescita dell’Europa. Ne siamo stupefatti. Non
“rappresenta” il signor Blair un popolo che è fin dall’inizio fuori
dalla moneta unica e che notoriamente voterebbe No a qualsiasi
referendum tanto che lo stesso Blair si guarda bene dall’indirlo?
Quale fiducia possiamo avere noi, dunque, in un Presidente che
disprezza a tal punto la democrazia da fare l’esatto contrario di ciò
che vogliono i suoi sudditi?
Il Congresso che si apre domani nasce perciò sotto i peggiori auspici,
proprio perché nasce sotto la spinta di governanti che aspirano
soltanto al proprio personale successo, ivi inclusa - per quanto
riguarda Blair - la cancellazione del debito ai paesi poveri
dell’Africa. Potremmo rilevare per prima cosa che i prestiti
all’Africa sono stati fatti con i nostri soldi e che, prima di
azzerarli, togliendoli di nuovo dalle tasche dei contribuenti,
vorremmo che ci si dicesse con chiarezza dove sono andati a finire e
per quale motivo non sono serviti a dare neanche il più piccolo
sollievo all’Africa.
Quale analisi è stata fatta in proposito? I primi a lamentarsi,
infatti, sono proprio gli Africani, i quali vogliono sottrarsi
all’immagine di mendicanti che è stata ritagliata loro addosso.
L’Africa è ricca di beni naturali a cominciare dai vari flussi dei
fiumi, dall’ampiezza dei grandi laghi, dai metalli e pietre preziose,
dal petrolio. La popolazione, inoltre, è scarsa (l’unico paese
densamente popolato è la Nigeria) e, di conseguenza, ha per molti
secoli potuto vivere con i propri prodotti agricoli e pastorali. Sarà
bene dunque, guardare in faccia un fattore fondamentale:
l’islamizzazione-arabizzazione, avvenuta in maniera massiccia e
violenta in quasi tutta l’Africa, ha creato lotte sanguinose fra i
vari gruppi etnici laddove questi non si sono piegati al predominio
degli invasori, e ha ridotto a lavori di pura sopravvivenza le
popolazioni domate. L’agricoltura (come sempre nel mondo musulmano) è
lasciata alle donne le quali sono oberate da continue gravidanze e
spossate dagli allattamenti. Nessuna precauzione viene presa contro il
contagio dell’Aids che ovviamente non trova alcuna resistenza in
organismi già debilitati dalla malnutrizione. Si tratta di problemi
troppo gravi e complessi per poter essere affrontati nelle poche righe
di un articolo, ma una cosa deve essere affermata con chiarezza:
l’Occidente ha pochissime possibilità di aiutare i paesi poveri e non
ne ha nessuna se pensa di portare aiuto attraverso la democrazia o
attraverso la beneficenza. Il mondo musulmano è musulmano. Il maschio
- padre, marito o figlio - possiede tutta l’autorità, e questa
autorità non può venire scalfita con la finzione paritaria della
democrazia.
Accantoniamo, perciò, qualsiasi presunzione e lasciamo che siano gli
Africani a decidere che cosa vogliono fare, fornendo loro
eventualmente soltanto le strutture e le competenze per poter
utilizzare quello che possiedono. Azzerare il debito è umiliante e
sopraffattorio: cominci il signor Blair a rinunciare ai suoi
lustrini.□
Roma, 6 Luglio 2005 |