Editoriale

L'Africa è musulmana

 

di Ida Magli
ItalianiLiberi |  06 Luglio 2005

 

Siamo trionfalmente entrati nell’illuminato periodo del protettorato britannico. Con il consenso di tutti o quasi i governanti dell’alto consesso europeo. Il sorridente Tony Blair ha organizzato il più tronfio e inutile concerto che i “poveri”, in Africa e altrove, siano mai stati costretti a subire e del quale i “ricchi” non finiranno mai di vergognarsi lungo la memoria della Storia. Allettare gli ingenui a radunarsi presso i cantanti beniamini del momento con la giustificazione di aiutare così qualche bambino africano a non morire di fame, è un’operazione troppo ignobile e truffaldina perché sia il caso di soffermarsi a spiegarla. Quello che invece è chiaro - e vogliamo che Blair sappia che ci è chiaro – è che l’unico a guadagnarci è stato il cattivo gusto musicale inglese, la diffusione a livello mondiale del consenso verso questo cattivo gusto (e il relativo mercato) e il trionfale ingresso sul palcoscenico europeo della presidenza britannica.
Da questa presidenza abbiamo tutto da temere. Blair si è infatti insediato pronunciando il discorso o più ipocrita o più autoritario che sia possibile immaginare. Il Capo del governo inglese ha dichiarato di essere un entusiasta europeista e che darà un forte impulso alla crescita dell’Europa. Ne siamo stupefatti. Non “rappresenta” il signor Blair un popolo che è fin dall’inizio fuori dalla moneta unica e che notoriamente voterebbe No a qualsiasi referendum tanto che lo stesso Blair si guarda bene dall’indirlo? Quale fiducia possiamo avere noi, dunque, in un Presidente che disprezza a tal punto la democrazia da fare l’esatto contrario di ciò che vogliono i suoi sudditi?
Il Congresso che si apre domani nasce perciò sotto i peggiori auspici, proprio perché nasce sotto la spinta di governanti che aspirano soltanto al proprio personale successo, ivi inclusa - per quanto riguarda Blair - la cancellazione del debito ai paesi poveri dell’Africa. Potremmo rilevare per prima cosa che i prestiti all’Africa sono stati fatti con i nostri soldi e che, prima di azzerarli, togliendoli di nuovo dalle tasche dei contribuenti, vorremmo che ci si dicesse con chiarezza dove sono andati a finire e per quale motivo non sono serviti a dare neanche il più piccolo sollievo all’Africa.
Quale analisi è stata fatta in proposito? I primi a lamentarsi, infatti, sono proprio gli Africani, i quali vogliono sottrarsi all’immagine di mendicanti che è stata ritagliata loro addosso. L’Africa è ricca di beni naturali a cominciare dai vari flussi dei fiumi, dall’ampiezza dei grandi laghi, dai metalli e pietre preziose, dal petrolio. La popolazione, inoltre, è scarsa (l’unico paese densamente popolato è la Nigeria) e, di conseguenza, ha per molti secoli potuto vivere con i propri prodotti agricoli e pastorali. Sarà bene dunque, guardare in faccia un fattore fondamentale: l’islamizzazione-arabizzazione, avvenuta in maniera massiccia e violenta in quasi tutta l’Africa, ha creato lotte sanguinose fra i vari gruppi etnici laddove questi non si sono piegati al predominio degli invasori, e ha ridotto a lavori di pura sopravvivenza le popolazioni domate. L’agricoltura (come sempre nel mondo musulmano) è lasciata alle donne le quali sono oberate da continue gravidanze e spossate dagli allattamenti. Nessuna precauzione viene presa contro il contagio dell’Aids che ovviamente non trova alcuna resistenza in organismi già debilitati dalla malnutrizione. Si tratta di problemi troppo gravi e complessi per poter essere affrontati nelle poche righe di un articolo, ma una cosa deve essere affermata con chiarezza: l’Occidente ha pochissime possibilità di aiutare i paesi poveri e non ne ha nessuna se pensa di portare aiuto attraverso la democrazia o attraverso la beneficenza. Il mondo musulmano è musulmano. Il maschio - padre, marito o figlio - possiede tutta l’autorità, e questa autorità non può venire scalfita con la finzione paritaria della democrazia.
Accantoniamo, perciò, qualsiasi presunzione e lasciamo che siano gli Africani a decidere che cosa vogliono fare, fornendo loro eventualmente soltanto le strutture e le competenze per poter utilizzare quello che possiedono. Azzerare il debito è umiliante e sopraffattorio: cominci il signor Blair a rinunciare ai suoi lustrini.□


Roma, 6 Luglio 2005

 
 

 

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