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            | LA UE E "LA NUOVA 
            DITTATURA" |    
        
          
            | di Antonello Zunino il Giornale  | 
            10 Febbraio 2003
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      E' possibile 
      all'età di ottant'anni scaldarsi ancora come ragazzi per la prepotenza e l'ipocrisia
 di chi non la pensa come noi? Sembrerebbe di sì,
 visto che quasi ogni giorno l'intervento, ora
 villano, ora paternalistico, ora ipocrita di
 qualche "europeista" ci colpisce come un pugno allo
 stomaco. Che dopo i vari "ismi" che hanno umiliato
 e punito il mondo nella prima metà del secolo,
 "l'europeismo" ne rappresenti un altro altrettanto
 illiberale anche se, per fortuna, non violento,
 abbiamo cercato di dimostrarlo in moltissimi
 articoli, ma siamo certi di non esserci riusciti
 perché tutti i "media" in generale sono in mano
 agli "europeisti" mentre a chi desidera più di loro
 un'Europa unita, ma seguendo altre vie, non è
 concesso né spazio né contraddittorio.
 Giuliano Amato è diventato il portavoce
 "costituzionale" dell'Europa futura e il Sole 24
 Ore gli riserva con puntualità una rubrica senza
 limiti di spazio, Tommaso Padoa-Schioppa interviene
 spesso con editoriali sul Corriere della Sera e
 persino su Famiglia Cristiana, Prodi parla quando
 vuole e dove vuole.
 E chi non è d'accordo? Chi vorrebbe invitare a
 riflettere prima del prossimo grande passo che
 oltre a una Costituzione europea e un mutamento
 profondo degli attuali poteri istituzionali
 comunitari vedrà l'allargamento da quindici a
 venticinque dei membri della Ue, dove troverà
 udienza? Non abbiamo risposta perché non leggiamo
 quasi più interventi contrari e, se del caso, in
 forma di brevi e incomplete interviste;con la
 lodevole eccezione, per obbiettività, di Adriana
 Cerretelli che sul Sole 24 Ore continua a tentare
 di avvertirci con lucidità sui tanti rischi che
 corriamo; sugli enormi disaccordi esistenti e sulla
 pochezza di questa Europa senza anima e cuore.
 La verità è che siamo in presenza, come detto, di
 una nuova dittatura la cui tattica p quella di
 ignorare l'avversario, non rispondendogli o peggio
 irridendone il pensiero ma utilizzando invece tutti
 i "media" per illustrare i propri progetti; e
 spesso, ahimé, semplicemente per informarci sui
 passi già fatti indorandoli e presentandoli come
 pietre miliari del percorso progressivo di
 un'Europa unita, forte e tutta benessere.
 Ora, poi, si va insinuando anche un bel po' di
 ipocrisia, preannunciandoci un "referendum" sulla
 futura Costituzione europea che, come ha detto
 l'onorevole Toia della Margherita, per altro con
 gran garbo, in una trasmissione televisiva "è un
 evento troppo importante per non essere ratificato
 dai cittadini con u referendum".
 E Maastricht? E la Banca centrale europea con la
 moneta unica? E l'allargamento a venticinque paesi
 membri? (Drammatico, perché fatto con troppa fretta
 secondo noi). Non erano questi eventi storici sui
 quali avremmo tutti dovuto essere interpellati?
 Quando noi e altri, però, insistemmo su un
 referendum ci si rispose che le ratifiche
 parlamentari erano più che sufficienti. Non così
 però in Paesi più democratici dove il referendum fu
 fatto. Come in Francia, dove il "sì" la spuntò col
 50,5 % dei voti. O in Danimarca dove ne furono
 fatti due con risultati opposti.
 Sin qui la nostra rabbia. Ma, sbollita questa, ci
 ritroviamo con il nostro crudo mestiere di
 economisti e uomini di finanza.. E rileviamo con
 preoccupazione crescente che quest'Europa unita non
 cresce da anni, che occupazione e quindi sviluppo e
 benessere sono sempre più a rischio, che si sta di
 nuovo facendo della moneta unica una bandiera
 commerciale più o meno corretta ma sicuramente
 utile.
 Il tergiversare nei riguardi di un dittatore
 spietato e del terrorismo come se non fosse
 minacciata anche tutta l'Europa, ci ricorda
 tristemente i tempi di Chamberlain e di Deladier,
 serenamente fiduciosi nei vari ripensamenti di
 Hitler.
 Che Dio ci aiuti.
 Antonello Zunino |